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Gay & Bisex

16 L'iniziazione


di iside59
06.04.2024    |    19.010    |    20 9.5
"La mia curiosità e la mia fantasia ovviamente si scatenarono, ma mentre sfogliavo incuriosito le riviste, lui ne approfittò per toccarmi in mezzo alle gambe,..."
La mia vita sessuale e le mie tendenze si manifestarono e si svilupparono nella mia adolescenza, durante la quale venni, oggi si direbbe abusato, ma nel mio caso fui pienamente consenziente ai fatti che accaddero e alla fine fui felicissimo di esserlo stato.
Mio padre se ne era andato lasciando libera mia madre di chiavare con chiunque e in ogni luogo, io ero spesso a casa da solo e, specialmente d’estate, quando la calura diventava esagerata, ero solito rifugiarmi negli scantinati del condominio alla ricerca di un po’ di refrigerio, e proprio in questi umidi scantinati feci un incontro decisivo che mi fece comprendere quanto fossi un ragazzino abbandonato a se stesso e quali sarebbero state le mie tendenze in fatto di sesso.
Incontrai in queste mie fughe nei sotterranei un simpatico nonnetto che da quel giorno mii fece parecchia compagnia, fu il mio compagno di giochi e mi iniziò così al sesso omosessuale.
Era sicuramente oltre i sessanta, coi capelli bianchi, perché i nonnetti hanno i capelli bianchi, barba incolta, non ruvida ed anch’essa tendente al bianco, faccia rassicurante, serafica, era molto gentile e delicato nelle movenze, insomma mi intrigò e mi coinvolse parecchio, non trovò alcun ostacolo nel a trascinarmi ad essere il protagonista dei suoi perversi giochini.
Dopo svariati incontri sulle scale in cui ci limitammo a raccontarci le nostre vicissitudini personali e durante i quali lui mi carezzò sulla testa consolandomi e rassicurandomi, un bel giorno in cui la calura era diventata insopportabile, mi invitò a seguirlo in una degradata parte dello scantinato visibilmente in stato di abbandono, dove era praticamente vietato l’accesso e dove lui, al contrario si era ritagliato abusivamente un piccolo localino, da utilizzare segretamente per i suoi vizietti; fu proprio lì che mi iniziò al sesso omosessuale, cominciò col mostrarmi svariate riviste porno, stracolme di grossi cazzi bianchi, ma soprattutto neri, che penzolavano tra le gambe di uomini, ma anche di donne, o meglio di trans.
Fui fortemente attratto da quelle riviste dove i rapporti sessuali tra uomini, donne o trans, erano riportati molto dettagliatamente da foto molto esplicite, ma ciò che mi attrassero maggiormente furono le immagini dei rapporti anali, subiti sia da donne che da uomini, ma che vedevano nella parte attiva soprattutto i trans di colore, in particolare mi attizzavano i loro grossi, tondi e nodosi cazzi scuri che sprofondavano nei culetti bianchi immacolati, slabbrandoli e devastandoli; tutto ciò stava diventando per me una fissazione e cominciò a farsi strada in me il desiderio che un giorno potessi essere io in prima persona a subire lo stesso trattamento.
La mia curiosità e la mia fantasia ovviamente si scatenarono, ma mentre sfogliavo incuriosito le riviste, lui ne approfittò per toccarmi in mezzo alle gambe, poi alle chiappe, progressivamente mi introdusse anche un dito nel buchetto muovendolo dentro e fuori, fino a che un bel giorno mi fece piegare in avanti e mi leccò la mia rosellina vergine entrando dentro con la lingua; nel proseguo dei nostri incontri clandestini mi fece spogliare completamente nudo e mi disse di camminare avanti e indietro davanti a lui, sculettando e indossando ridottissime mutandine femminili colorate.
Tutto ciò avvenne nell’arco di una estate, ma mai la cosa fu forzata, ogni passo fu pienamente condiviso da me e mai lui tentò di fare qualcosa che io non avessi in fondo desiderato.
Se lui poi si masturbasse in mia assenza non lo seppi mai, in mia presenza non lo face mai, le sue attenzioni erano rivolte esclusivamente alla mio corpo e al mio piacere.
Approfondendo questa conoscenza intima, un giorno mi abbassò le mutandine colorate che mi aveva fatto indossare e dopo avermi chiesto di piegarmi in avanti a novanta gradi, dopo avermelo a lungo leccato mi aprii il mio stretto culetto, entrando con una, due e poi tre o forse più dita, ruotando il polso quasi a voler entrare con tutta la mano, esperienza che indirizzò probabilmente la mia vita; da quel momento capii quello che mi sarebbe piaciuto subire nel futuro.
Il passaggio successivo fu di farmi giocare col suo “gingillone” che proprio da nonnetto non era, a me che ero un giovincello sembrava enorme, era gommoso, mi piaceva un sacco tenerlo tra le mani, mi insegnò poi a muoverlo su e giù, a scappellarlo e a farlo diventare sempre più grosso, a fargli provare piacere; un bel di, si portò un vasetto di Nutella chiedendomi se ne fossi goloso, io risposi di si e lui cosa fece, se ne spalmò un poco sul pisello incitandomi a leccarlo tutto come ero solito leccare un gelato.
Ero un ragazzo non ancora nel pieno della maturità, piuttosto cicciottello e sprovveduto, avevo le chiappe bianche e rotonde, ma una cosa avevo capito, a me queste cose piacevano un sacco e non ebbi mai l’impressione che questo nonnetto mi potesse fare del male, anzi ero io che ormai pretendevo le sue morbose attenzioni.
L’iniziazione al pompino fu un giorno speciale, quel giorno a furia di leccare nutella dal suo cazzo ad un certo punto mi trovai ad ingoiare insieme ad essa una nuova sostanza, appiccicaticcia e biancastra, densa e mista alla cioccolata, fu per me il primo ingoio, la sborra!
Succhiando, succhiando avevo fatto venire il nonnetto e il suo seme si era mescolato alla cioccolata, ma io ero un ragazzo goloso e non ci feci caso, ripulii il suo cazzo da qualsiasi cosa ci fosse sopra.
Un giorno si presentò agli incontri accompagnato da una ragazza che definì la sua “nipotina” preferita (ovviamente era un modo di dire, dubito fosse veramente sua nipote), aveva qualche anno più di me tanto che sulla sorca aveva già una folta peluria incolta, quando il nonno gli spiattellò davanti agli occhi il suo cazzo lo pregò di non spalmarlo di nutella perché era allergica alle nocciole, così lo succhiò “nature” e li vidi dal vivo la densa sborrata del nonnetto ricoprirgli il volto e farla felice mentre cercava in ogni modo di inghiottirne il più possibile, come del resto avevo già visto fare sulle riviste.
La fece poi sedere con le gambe divaricate dinanzi a me, mi fece accucciare davanti indicandomi dove dovevo leccarla, mentre lui da dietro mi sfrugugliava il culetto, con le sue ruvide ma delicate manone.
Lei si tenne con le dita la passerina aperta porgendo alla mia lingua una protuberanza che solo in seguito scoprirò chiamarsi “Clitoride”, sollevò il bacino schiacciandolo sul mio volto, buttò la testa all’indietro ed inarcò la schiena sfregando freneticamente la sua fregna sulla mia faccia, era la prima volta che accompagnavo una donna verso l’orgasmo; emise degli urletti sempre più frequenti fino a che divennero sfrenate urla di piacere, mi ritrovai la faccia tutta bagnata dei suoi umori come se qualcuno mi avesse versato in faccia un secchio d’acqua.
Dopo la mia prima bella leccata di figa, la ragazza andò ad impalarsi direttamente sul cazzo del nonno, non senza prima averglielo fatto rizzare nuovamente con un bel lavoretto di lingua, lo cavalcò furiosamente come fosse posseduta dal demonio, mentre li osservai cominciai a toccarmelo e a masturbarmi fino a sborrare anche io copiosamente.
Queste giornate furono decisive per lo sviluppo delle mie tendenze sessuali, furono per me giornate didattiche dove imparai di tutto,
Questo particolare percorso durò qualche estate, fino a quando giunse il giorno dell’apoteosi; il nonnetto era entrato sempre di più nella mia vita e parve chiaro che sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe entrato anche nel mio culetto, tanto che io stesso ero divenuto impaziente; la cosa andò avanti anche durante l’inverno, in quanto il bisogno da parte mia era diventato impellente e il desiderio di essere preso da dietro ormai irrefrenabile, non ce la facevo più a non incontrarlo, andavo al locale caldaia ad attenderlo, ma laggiù non potevamo poi fare grandi cose.
Arrivò finalmente l’estate e il grande giorno.
Anche se ormai il mio culetto non era più così stretto, il nonnetto prese le sue precauzioni e si procurò tutto l’occorrente per lenire le mie possibili sofferenze, un tubetto, presumo di vasellina, in quanto ai tempi altri lubrificanti non erano reperibili.
Erano passati tre anni dal nostro primo incontro, ma il suo cazzo sembrava non averne risentito e in tre anni non aveva ancora fatto accesso nel mio buchetto; dopo la solita scorpacciata di nutella il vecchietto, mi fece sdraiare prono su una panchina, a cavallo della stessa, mi prese per i fianchi sollevandomi il culetto ed infilandomi sotto il basso ventre un grosso cuscino, in maniera tale che rimanessi col di dietro sollevato e ben esposto ai suoi giochetti.
Mi unse tutto per bene, penetrandomi delicatamente, prima con un dito, poi con due, tre e forse, ma non ebbi il coraggio di voltarmi a guardare, con tutta la mano.
Non me ne accorsi che la mia verginità se n’era ormai andata, perché la quantità di vasellina con cui imbottii il mio culetto fu tale da non farmi sentire vuoto una volta finito il trattamento manuale.
Poi arrivò il momento del cazzo vero e proprio, il nonnetto mi alzò la testa e mi offri nuovamente il suo cazzo ricoperto di cioccolata, per portarlo alla giusta rigidità prima di impalarmi.
Raggiunto lo scopo mi rimise a cavalcioni della panca, col culo sopraelevato in bella vista, mi girò dietro e di li a poco, mentre morivo dalla voglia, sentii finalmente la sua cappella gonfia, rotonda e bella liscia, poggiarsi al mio sfintere e, anche se lo strato di vasellina era considerevole, la sentii scivolare dentro agevolmente.
Passata la testa, passato tutto! Magari! Non fu proprio così.
Il nonnetto ci teneva a non farmi soffrire, cominciò a spingere con più forza ma con attenzione alle mie reazioni, mi suggerì: “Dai su che ce l’abbiamo quasi fatta, che ce l’hai quasi dentro tutto, spingi come se dovessi fare la cacca!”
Seguii i suoi consigli ma le cose non migliorarono, il nonno era bloccato con la cappella dentro e il resto dell’asta fuori, il suo cazzo non era sottile e più si avvicinava alla base e più sembrava allargarsi, era un cuneo che si stava facendo strada dentro me.
Sentivo decisamente il suo cazzo forzare sui lati, io mi irrigidii un poco e cominciai a pensare che forse non avremmo mai raggiunto il risultato che ci eravamo prefissi.
Ad un certo punto qualcosa cedette di colpo e il cazzo scivolò dentro per altri 5/6 centimetri producendomi un dolore lancinante, mi sentii squassato, mi vennero le lacrime agli occhi, ma lui mi rassicurò: “Dai che ce l’abbiamo fatta, ormai ne manca solo un pezzettino!”
Anche io ero intenzionato ad andare fino in fondo, in fondo al culo s’intende; il nonno rimase fermo qualche minuto aspettando che mi adattassi alla situazione e che il dolore si placasse; non avevo sentito strappi, il cazzo era scivolato dentro sulla pressione del nonno che in quella posizione poteva sfruttare il peso del suo corpo.
Quando si accorse che forse la sofferenza era scomparsa o forse probabilmente, le sue forze non gli permettevano più di rimanere sollevato, si lasciò andare e il cazzo sprofondò totalmente dentro, sentii il suo corpo completamente poggiato su di me, capii finalmente cosa significasse essere "coperto", qualcosa mi riempiva completamente; dopo un’altra breve sosta per far riprendere le forze, il nonno iniziò la fase della monta vera e propria, cominciò a muoversi dentro e fuori, prima lentamente e poi più celermente ma senza farsi prendere dalla foga.
Per me fu una sensazione stupenda, desideravo che quel momento potesse non finire mai, gli feci capire che mi piaceva e lui prese più fiducia in se stesso aumentando la battuta sia in velocità che in vigoria.
Ora usciva completamente con la sua verga per poi riaffondarla per quanto più possibile dentro me, l’abbondante strato di vasellina stava funzionando a dovere ed io ero al settimo cielo.
Mi inserì nuovamente la verga roteando il bacino come se cercasse di allargarmi ulteriormente, il buchino adeguatamente ricoperto di vasellina non pareva più un foro, ma piuttosto una buca dove qualsiasi cosa avrebbe potuto cadervici dentro.
Venne il momento della venuta, forse voleva farlo nella mia bocca, ma non fece in tempo, si ritrasse velocemente sfilando il membro dal buco tanto da udirsi il tipico "swop” del risucchio che il mio culetto emise alla repentina uscita del suo cazzo, ma i suoi schizzi erano già partiti e il suo orgasmo era già arrivato, mi irrorò tutte le chiappe, la schiena e tutto l’esterno della mia fighetta anale, rimasta tra l’altro visibilmente aperta dopo la gran cavalcata a cui il nonno mi sottopose; il liquido mi colò copiosamente all’interno delle cosce e sulla schiena.
E fu qui che provai quella brutta sensazione di vuoto che precedentemente non avevo mai percepito, sentivo una corrente d’aria entrarmi dentro come se qualche cosa fosse rimasto aperto, questa forte sensazione era una gran voglia di essere nuovamente tappato, chiuso, che qualcuno si adoperasse per riempire il mio vuoto, in pratica la voglia di essere montato in continuazione.
Questa esperienza fu per me fondamentale per il proseguo della mia vita, sempre più promiscua e alla ricerca di situazioni che potessero portare, non per mia volontà, ma per cause contingenti, qualcuno ad abusare della mia ingenuità, quasi per non sentirmi responsabile degli accadimenti.
Questa fu l’ultima volta che vidi il nonnetto, dovetti astenermi per un certo numero di giorni da queste pratiche per far riacquistare elasticità al mio povero buco, dilatato e devastato, ma poi pur recandomi nei soliti luoghi, non lo incontrai mai più, non seppi mai dove potesse abitare e trascorsi un po’ di giorni, me ne feci una ragione, pensando che potesse anche essere passato a miglior vita vista l'età, o più probabilmente avesse terminato il compito per cui il destino ci fece incontrare.
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